Con l'alleggerimento della situazione pandemica ripartono gli eventi in presenza. Abbiamo anche acquisito una location presso l'Atelier Berstot con spazio espositivo situato a Cologno Monzese, Milano, facilmente raggiungibile con Metro MM2 Cologno Centro. L'obiettivo è sempre condividere - divertendoci e stimolando le nostre menti - la passione per le piante. Più le conosceremo e più saremo in grado di apprezzarle per la loro diversità nel percepire, capire e reagire all'ambiente circostante. Partendo sempre da elementi scientifici di botanica i nostri eventi vogliono giungere a condividere la bellezza di questi straordinari organismi viventi nelle nostre dimore. Dunque per Marzo 2022 organizziamo due laboratori e un webinar: a) sulle tecniche di propagazione delle piante di casa b) sui criteri di innaffiamento delle piante in vaso. I c) sui principi base per comprendere il comportamento delle nostre piante. A presto allora! Prenotazioni alla email [email protected] AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo.
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Negli ultimi anni ho provato diverse tipologie di vasi e contenitori in cui piantare e coltivare piante da interno. Questo post ha lo scopo di discutere vantaggi e svantaggi dal punto di vista botanico riguardanti alcune tipologie speciali di contenitori. Innanzitutto è imporante ricordare che la salute della pianta dipende dalla salute delle radici, come trovate ribadito in diversi post precedenti e come ho ampiamente illustrato nei diversi miei corsi online. Non solo la salute, ma anche le dimensioni e la bellezza della chioma fogliare sono in continuo equilibrio con le dimensioni e l'efficienza della chioma fogliare secondo un rapporto dettato dal genoma della pianta. Ne consegue che anche il contenitore, non solo il terriccio, è importante per lo sviluppo di una pianta. Ecco le caratteristiche principali di un buon vaso: 1) deve mantenere l'umidità nel terricio senza creare ristagni agevolando un perfetto drenaggio dell'acqua di innaffiamento; 2) deve stimolare una buona ramificazione delle radici nella zolla evitando la spiralizzazione, ovvero la crescita delle radici attorno al perimetro interno tra contenitore e terriccio. 3) deve permettere una buona aerazione del terriccio per garantire l'ossigenazione necessaria alla respirazione delle cellule radicali; 4) possibilmente presentare un contrappeso, insieme alla zolla, per garantire la stabilità della pianta. Parleremo qui della mia esperienza con due vasi speciali brevettati: Air Pot e Lechuza.
AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo.
AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. In questi nostri tempi stiamo osservando sempre più frequentemente eventi di crisi energetiche, ambientali e pandemiche. La loro crescente frequenza è un indicatore di quanto la presenza dell'uomo sul pianeta sia diventata densa da non lasciare spazi di aggiustamento ai fenomeni naturali. E' difficile che fenomeni naturali quali ad esempio smottamenti, piene, terremoti, vulcani, tsunami, possano manifestarsi senza interferire sull'umanità perché l'uomo con il suo sistema economico e sociale è ovunque e ha colonizzato quasi tutto il mondo abitabile. Così molti fenomeni naturali, ancorchè modesti su scala geologica, creano sussulti e danni. L'urbanizzazione estesa a tutti gli ambiti ha, ad esempio, levato gli spazi ad una regimazione naturale delle piene dei fiumi o ad una caduta di frane e massi senza provocare conseguenze. La pressione della società umana sull'ambiente è spesso dovuta ad una malcomprensione dei fenomei naturali geofisici, della loro frequenza statistica ma anche della delicatezza di certi equilibri naturali mantenuti solo grazie al mondo vegetale. Capire le piante, cosa sono, come funzionano e come "ragionano" è fondamentale. Le piante sono infatti molto diverse dagli animali in termini di struttura, comportamento, obiettivi e modo di manifestare la vita. E' come tentare di capire un alieno. Per costruire un approccio di sostenibilità della società umana è necessario che l'uomo (0,01% della biomassa della Terra) impari a convivere con gli organismi vegetali che rappresentano il 99% , quasi la totalità, della massa dalla vita sulla Terra. L'obiettivo di questi incontri-colloqui che propongo è di diffondere alcuni pochi e chiari concetti di botanica che ci servono per coltivare le piante intorno a noi e in particolare in ambienti chiusi indoor quali le nostre case e i nostri uffici. La mia speranza è che dopo questi brevi incontri i partecipanti possano capire che gli organismi vegetali non sono solo un contorno o un soprammobile ma una forma di vita a noi complementare con la quale ci conviene coabitare in modo sostenibile a beneficio del nostro benessere fisico e psichico. Webinar 1 – La pianta, come nessuno te l’ha mai raccontata. Mercoledì 4/11/2020 ore 20:30-21:15 Webinar 2 - Come “ragiona” una pianta Martedì 10/11/2020 ore 20:30-21:15 Partecipazione è gratuita. Iscriviti inviando una email a [email protected] Riceverai un link per partecipare. AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. Capire le piante - Un ciclo di due webinar sul verde da interno per imparare a coabitare con le piante nei nostri spazi indoor Le piante sono esseri viventi che portiamo nelle nostre abitazioni. Capire come sono fatte e come funzionano aiuta a sapere come farle stare bene. Questo è l'obiettivo dei due webinar introduttivi che verranno erogati online nel mese di luglio. Il primo vuole descrivere la pianta in modo inedito e innovativo. Il secondo illustra il funzionamento della pianta e riassume i fenomeni più imporanti che un/a appassionato/a di piante di interni dovrebbe conoscere. I due webinar sono un'occasione per portare rispetto alle piante e per capire le macro dinamiche che governano la loro esistenza una volta entrate a coabitare nei nostri ambienti interni. Webinar 1 - Mart 14/7/2020 ore 18:00-18:45 - La pianta: come nessuno l’ha mai raccontata. Webinar 2 - Merc 22/7/2020 ore 18:00-18:45 - Come “ragiona” una pianta. Iscriviti ai webinar gratuiti inviando una email a: [email protected] Riceverai il link per la partecipazione. AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. Una delle differenze tra animali e piante è la fissità di queste ultime. Gli animali si spostano, le piante no (anche se ci sono alcune rare eccezioni). Questa impossibilità di spostarsi delle piante caratterizza il loro modo di essere vive e di reagire all'ambiente. Mentre gli animali possono sfuggire ad una situazione sfavorevole, le piante devono gestire una tale situazione o soccombere. Un'altra cosa è il movimento. Non solo gli animali ma anche le piante si muovono. Il movimento delle piante è tuttavia più lento degli animali, di oltre 100 volte. Ecco perché è difficile da cogliere. Eppur si muovono sia perché crescono, sia perché sondano l'ambiente. Secondo il prof. Stefano Mancuso, le piantine quando sono germogli giovani "giocano", nel senso che si muovono per capire come relazionarsi con l'ambiente che le circonda. Ebbene, ho registrato un video in timelapse, con l'aiuto di mio figlio Tomo: alcune piantine di Hibiscus coccineus germogliate circa un mese prima. Uno scatto ogni 2 minuti, durante tutta una giornata. Guardalo e ti stupirà. Pensa che tutte le piante che hai in casa si muovono in modo analogo durante la giornata! AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo.
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Come faccio il trattamento: - occhio vigile quando ammiro la pianta: ogni singoli parassita va eliminato o con le mani, grattando via con l'unghia o schiacciandolo tra le dita (si vedrà che rimane un colore rossastro sulle dita), o con un cottonfioc imbevuto in alcool denaturato per levare i parassiti nei punti difficilmente raggiungibili. - in casi gravi spazzolo i rami con un vecchio dentifricio oppure addirittura poto i rami più infestati, porto la pianta all'esterno sul terrazzo e la spruzzo con una soluzione al 2-3% di olio minerale bianco che ricopre le coccinighie e le asfissia (si noti che gli insetticidi non sono molto efficaci sulle forme adulte delle coccinighie immobili in quanto protette dallo scudo ceroso o setoso difficile da penetrare) Come faccio la prevenzione: - ogni pianta di nuova introduzione va messa in quarantena per due settimane prima di inserirla nell'allestimento botanico, - negli allestimenti lascio un certo spazio tra le piante in modo che l'aria circoli bene. Intrecci di fusti e foglie sono i posti da ispezionare con maggiore frequenza in quanto le cocciniglie tendono a nascondersi, - ogni tanto spruzzo sulla pianta una soluzione di acqua demineralizzata con 20ml/l di isopropanolo al 70% + 1,5 ml/l di detergente blando per piatti. Profuma e crea un ambiente sconveniente per gli insetti fitofagi, - uso fertilizzanti con ridotto l'apporto di azoto per evitare lo sfilamento della pianta che la indebolisce. AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. Ho fatto un esperimento per verificare l'accumulo di salinità nel terreno delle nostre piante di casa. La mia ipotesi è che le piante di casa innaffiate con acqua di rubinetto trattata con addolcitore di condominio accumulano sodio fino a dosi tossiche. Gli addolcitori scambiano gli ioni calcio e magnesio presenti nell'acqua con lo ione sodio per rendere l'acqua di rubinetto meno incrostante le tubature e gli elettrodomestici. Peccato che per le piante lo ione Ca++ e Mg++ sono nutrienti mentre lo ione Na+ è dannoso. Un accumulo di sodio (sale da cucina) nel terreno dunque è una condizione molto grave e tossica per le piante che può portare alla loro morte per danno osmotico alle radici, la cui sensibilità comunque dipende dalla tolleranza al sodio della specie botanica. Non potendo misurare direttamente la concentrazione di sodio nel terreno ho misurato la salinità in alcuni terreni di piante di casa secondo le modalità ufficiali con un prelievo rappresentativo di campione di terreno del vaso estratto in 2,5 volte il volume di acqua distillata. Dopo riposo di 30 minuti ho misurato il dato della salinità con il misuratore HM Digital TDS-3. Sul terreno di un Zamioculcas zamiifolia che non ho rinvasato da oltre 10 anni ho trovato una salinità di 2500 ppm o mg/l = 2,5 g/l (CE circa 5 mS/cm) con un pH 5,5. Si tratta di un valore elevato. Il terreno nei vasi è dunque molto salino, al limite superiore. Quali sono i sali presenti? Dato che il Ca e il Mg sono facilmente assorbiti (la piante è stata fertilizzata molto poco) mentre il Na no, è plausibile che nei molti anni si sia accumulato questo ultimo. Indizi sono lo scarso accrescimento della pianta e l'aspetto del terreno nel vaso che risulta destrutturato e compattato come se avesse perso la sua fertilità. Curiosamente però i terreni molto salati tendono ad avere un pH elevato, mentre nei vasi ho riscontrato un pH debolmente acido. Stabilito l'eccesso di salinità nel terreno del vaso ho deciso di procedere ad abbassare la salinità. La salinità è un brutto guaio di difficile gestione. Circa il 20% dei terreni arabili nel mondo sono danneggiati da eccesso di sale riconducibile spesso ad una errata irrigazione. La procedura standard è il dilavamento del terreno con moltissima acqua in modo da allontanare lo ione sodio che è molto idrosolubile. La procedura è agevolata con l'aggiunta di gesso (solfato di calcio CaSO4) che apporta ioni calcio in sostituzione dello sodio nel terreno. Ho messo in opera un procedimento di dilavamento: Per lo Zamioculcas zamiifolia di cui sopra prima di iniziare ho innanzitutto misurato la concentrazione di N, P e K con un test qualitativo (Quick Soil Test Hanna Instruments). Prima di iniziare, il test segnava N alto, P alto, K alto. Dopo ben 27 litri di acqua di dilavamento percolata attraverso il terreno del vaso da 26 cm di diametro, la salinità dell'acqua di percolamento finalmente è scesa a 800 ppm. Usando per la percolazione l'acqua di rubinetto con TDS 334 ppm, signfica una salinità residua di soli 466 ppm. Ho rifatto il test qualitativo della fertilità e ho trovato N medio-basso, P medio-alto, e K basso con pH 6. Il dilavamento "leaching" ha allontanato principalmente il K mentre il P che è meno lisciviabile e l'N probabilmente amminico è rimasto più presente. Insieme al K è presumibile che anche il sodio sia stato fortemente dilavato. Il pH è aumentato. Ho poi sperimentato un dilavamento a batch con misurazioni progressive in modo da costruire una curva di dilavamento e ho trovato altri dati interessanti: Epipremnum aureum in vaso da 15 cm (grafico in fondo a sinistra): Dopo avere bagnato bene il vaso ho raccolto il percolato nel momento in cui usciva dai fori sotto il vaso: il percolato in batch di mezzo litro alla volta in successione e stato sottoposto a misurazione della concentrazione TDS in ppm (mg/l): ecco i dati partendo dal primo mezzo litro: 1050 ppm, 926 ppm, 794 ppm, 700 ppm, 642 ppm, e infine 590 ppm al 6° mezzo litro. Considerato che l'acqua di rubinetto utilizzata contenteva di base una salintà di 334 ppm dopo 6 mezzi litri ho dilavato 1,3 g di sali contenuti nel terreno. Hoya carnosa in vaso da 15 cm (grafico in fondo a destra): il primo mezzo litro di precolato ha una salinità di 4000 ppm. Al secondo ho aggiunto due cucchiai di gesso CaSO4 sul terreno prima di versare i successivi mezzi litri e la salinità del percolato è stata la seguente 3330 ppm, 2800 ppm, 2000 ppm, 1320 ppm, 1000 ppm, e il sesto 755 ppm. Qui ho dilavato 6 g di sali. Cosa significa tutto questo? Dai miei calcoli approssimativi l'acqua di rubinetto che uso per innaffiare contiene circa 120 ppm (mg/l) di ione sodio, di cui 20 già presenti nell'acquedotto e circa 100 aggiunti dall'addolcitore. Bagnare molti anni con questa acqua può portare ad un accumulo di sali tali da danneggiare la pianta. Come fare per evitare l'accumulo di sali nel terrento dei vasi? - usare acqua prelevata prima dell'addolcitore o miscelare metà acqua addolcita con metà acqua demineralizzata per ridurre la concentrazione di sodio; - fare percolare l'acqua fuori dai fori di scolo sotto il vaso ogni volta che si bagna e allontanare l'acqua che fuoriesce; - ogni tanto porre il vaso sotto la pioggia per dilavare il terreno con acqua piovana demineralizzata; - rinnovare il terreno alla pianta ogni uno o due anni con terreno fresco. AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. |
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