AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non releghiamo le piante nei parchi ma portiamole dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo.
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AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non releghiamo le piante nei parchi ma portiamole dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. Molte piante di sottobosco si sono evolute in un ambiente a bassa illuminazione e pertanto sono più idonee ad essere coltivate in ambienti interni. Tutto dipende dalla disposizione dei tilacoidi dei cloroplasti e dalla concentrazione di clorofilla in due complessi proteici chiamati fotosistema I e fotosistema II. La clorofilla è presente nelle foglie in alcune varianti che manifestano un diverso assorbimento della radiazione luminosa. Due sono i picchi di assorbimento tipici delle clorofille: il blu tra i 400 e i 470 nm e il rosso tra il 650 e 730 nm. Dunque in mezzo, il verde e giallo, sono lunghezze d’onda che la clorofilla non assorbe e che riflesse nella massa verde penetrano tra le foglie e danno il colore verde agli organi fotosintetizzatori delle piante. I fotosistemi sono però costituiti da molte molecole fotosensibili complesse e alcune rispondono anche alle lunghezze d’onda del verde e giallo, anche se in misura minore. Le piante in casa ricevono molta meno luce rispetto all’aperto. Se la luce è comunque sufficiente ad avere un metabolismo positivo (superiore al punto di compensazione - vedi post sul tema) senza fenomeni di eziolamento (quando i tessuti diventano gialli e la pianta si allunga per ricercare la luce) crescerà e sopravviverà. Se invece la luce non è sufficiente, la pianta soffrirà e sarà destinata alla lenta estinzione in quanto il processo di respirazione avrà il sopravvento sul processo di fotosintesi e la pianta si consumerà da sola fino a morire. In questo caso è necessario aumentare la luminosità alla pianta per tenerla in vita. La luce però deve essere fornita con cautela e in modo progressivo per non accecare e bruciare i fotosistemi. Esistono lampade che forniscono in prevalenza le lunghezze d’onda che servono alle pianta (si chiamano lampade PAR - Photosynthesis Active Radiation). Sono particolarmente adatte le versioni a LED che non scaldano e consumano poco. Sembrano deboli all’occhio umano perché non emettono il colore verde e giallo, ma per la pianta sono perfette. L’inconveniente è che all’occhio umano la luce appare di un viola inquietante. Per ovviare a questo problema visivo è utile trovare le giuste combinazioni tra lampade con spettro PAR e lampade con spettro solare gradevole all’occhio umano in modo da garantire il migliore compromesso tra necessità delle piante e comfort dell’uomo. AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non releghiamo le piante nei parchi ma portiamole dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. Rispetto ad una pianta all’aperto che gode di una forte illuminazione diurna ed una ininterrotta oscurità notturna, una pianta in casa soffre per la poca luminosità diurna e per una disturbata oscurità notturna dovuta alle accensioni delle lampade di casa. Dunque per ottenere un verde indoor rigoglioso è necessario intervenire per avvicinare le condizioni di luce indoor alle abitudini della pianta. Imitando il più possibile le condizioni di luminosità del suo ambiente di origine si garantisce la prevalenza della fotosintesi sulla respirazione. Fintanto che la fotosintesi prevale la pianta crea energia e materia vegetale per crescere. Se invece prevale la respirazione la pianta consuma lentamente le sue riserve ed è destinata a estinguersi. Ogni pianta ha un proprio break even (punto di compensazione) che è funzione di un adattamento darwiniano all’ambiente naturale originario in cui si è evoluta. Ad esempio: le piante di sottobosco hanno un break even più alto in quanto necessitano di meno luce essendosi evolute sottochioma; le piante alpine invece hanno un break even basso in quanto sono abituate al sole forte di alta montagna. Nell’allestimento indoor diverse sono le modalità per superare la poca luce: ad esempio, scelta delle specie più idonee alle specifiche condizioni, abituare singole piante (fenotipi) ad una luce più fioca con un percorso di graduale acclimatizzazione; installazione di lampade PAR o a luce bianca fredda tra 3000 e 5000 °K temporizzate o varchi di luce; e prevedere la presenza di idonee vetrate (attenzione alla trasparenza del vetro allo spettro) in sede di progettazione e di un orientamento opportuno compatibile con le esigenze delle piante. AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non releghiamo le piante nei parchi ma portiamole dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. |
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