Portare a nuova vita piante destinate ad essere estinte non è la stessa cosa che portare a nuova vita animali? Perché temiamo gli animali (Jurassic Park) mentre le piante no? Si tratta della nostra “plant blindness”? AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. @ Interni botanici
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AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. @ Interni botanici Si sente tanto parlare di gelsomino e dei suoi fiori profumati ma lo si vede raramente. In effetti quello che spesso viene identificato con gelsomino in effetti è il "falso gelsomino" ovvero il Trachelospermum jasminoides Lem. che prima si chiamava Rhincospermum. Il Trachelospermum è una bella pianta rampicante con foglie coriacee sempreverdi e fiori bianchi molto profumati. E' originario della Cina e del Himalaya ed è stato portato in Europa dal botanico avventuriero Robert Fortune nel 1844- E' abbastanza rustico, tanto da sopravvivere agli inverni della pianura Padana. Pianta bella e onorevole, ma non è il gelsomino. Di gelsomini (Jasminum) ce ne sono tanti, tutti coltivati in Cina e in Asia dall'antichità e introdotti in Europa nei secoli a iniziare dal 1400 attraverso i Mori e Costantinopoli fino al 1800 dagli inglesi. Appartengono alla Famiglia botanica delle Oleaceae, in cui troviamo anche l'Olea europea (olivo), Osmanthus (arbusti ornamentali di grande pregio dai fiori profumatissimi), Forsythia (tra i primi arbusti a fiorire giallo a fine inverno), Ligustrum (popolare alberello da viali), Syringa (il lillà), Phillyrea (costituente chiave della macchia mediterranea) e Fraxinus (alberi frequenti nei nostri boschi temperati e montani). Il gelsomino più comune è il Jasminum officinale L. proveniente dalla Cina ma originario della Persia, Caucaso o India settentrionale E' una pianta rampicante a foglie semi-persistenti a crescita vigorosa a ridosso di una parete o per formare pergolati. La fioritura è bianca e profumatissima. Esige climi temperati. In Pianura Padana in zone protette riesce a superare l'inverno altrimenti richiede climi più miti. Il Jasminum nudiflorum Lindl. invece fiorisce a giallo e non ha profumo, ma il suo punto forte è che è molto rustico e inizia a fiorire già dopo Natale per tutto il resto dell'inverno. Ho visto fiorire un J. nudiflorum in montagna a 1200 m a Ortisei a febbraio!. Il Jasminum sambac Att. è il gelsomino nazionale delle Filippine con il nome sampaguita anche se è originario del Buthan e Bangladesh. Vegeta all'aperto solo in ambienti molto caldi del sud Italia e Sicilia. Tuttavia, già Cosimo de' Medici lo coltivava con grande gelosia a Firenze in vaso. Io ne coltivo un esemplare in vaso che pongo d'estate sul terrazzo e d'inverno in soggiorno nel punto più luminoso. Cimato bene fiorisce sui rami dell'anno con un profumo incredibile in estate. I suoi fiori sono usati per profumare il thé cinese Jasmine tea. e sono sacri per gli Hindu. Esistono poi altre specie tutte interessanti: J. grandiflorum (gelsomino di Spagna o Catalogno), J. azoricum (frequente in Riviera) , J. polyanthum (particolarmente idoneo ad essere coltivato in vaso in ambienti interni) , J. mesnyi e molti altri ancora. Tutti i gelsomini vogliono terra ricca con humus. Preferiscono il caso al freddo e il piede non arido. Vanno potati energicamente ad inizio inverno perché fioriscono sui rami dell'anno. I gelsomini tropicali nel nord Italia vanno coltivati in vaso all'interno e esposti solo in estate. Fonti: Pizzetti Ippolito ( a cura di) - Fiori di Giardino, Garzanti 2011 Beckett K.A. - The R.H.S. Encyclopedia of House Plants, Simon&Schuster, 1995 AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. Se mettessimo tutte le forme di vita sulla Terra su una bilancia, dai microrganismi agli alberi e fino alle balene, includendo ovviamente anche tutti gli uomini attualmente viventi, scopriremmo che di tutto quel peso di materia vivente solo lo 0,3% è rappresentato da forme di vita animale, tra cui gli insetti peserebbero lo 0,12% del totale, tutti i pesci di tutti gli oceani pure lo 0,12%, tutti gli animali selvaggi al mondo lo 0,05% e tutti i 5,5 miliardi di uomini in Terra lo 0,01% uguale a quanto peserebbe tutto il krill negli oceani! E il resto 99,7%? Il resto sono tutti vegetali: 81% piante fotosintetizzanti e 18% sarebbe il peso di batteri, funghi, virus e altre forme. Per analogia se tutte le forme di vita sulla Terra pesassero come un sacchetto da un kg di zucchero, tutti gli animali sarebbero come il peso di due cucchiai. e tutta l'umanità solo 10 g. Il resto sarebbe tutto massa vegetale. Il nostro mondo allora è governato dalle piante che hanno plasmato l'atmosfera e che mantengono in funzione gli equilibri nei vari circoli biogeologici degli elementi. Una vera "economia circolare" sostenuta da miliardi di anni in cui l'azoto, il carbonio, l'idrogeno e l'ossigeno sono costantemente tenuti sequestrati all'interno della materia organica o in equilibrio con l'ambiente circostante sia minerale, sia acquoso, sia gassoso. Le piante con la loro enorme massa fotosintetica sono il motore di tutta la vita sulla Terra e a loro dobbiamo tutta la nostra esistenza. Le piante, grazie ai combustibili fossili, carburano le nostre economie, ci alimentano con il cibo e foraggiano gli animali da latte e carne. In altre parole sostengono il nostro benessere. Però noi non le consideriamo, non le conosciamo bene, le snobbiamo perché lavorano gratis e dunque non hanno un valore nel sistema economico attuale. Allora invito tutti a imparare ad osservare le piante, a interessarsi alle piante, a considerarle, a convivere con le piante perché sono una forma di vita complementare a quella nostra animale. Suggerimento: lasciati stupire dai libri di saggistica biologica di Stefano Mancuso (es. Verde brillante, ed. Giunti o La Nazione delle Piante, ed. LaTerza) o di filosofia biologica di Emanuele Coccia (La vita delle piante, ed. il Mulino) o dai manuali di giardinaggio culturale di Ippolito Pizzetti. Vai a visitare la mostra "Breaking Nature" e "La Nazione delle Piante" aperte fino a settembre 2019 alla Triennale di Milano, dove sono state scattate le foto di questo post. AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. |
Taccuino di
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