La potatura di alberi è un intervento molto invasivo per la pianta che dovrebbe essere ridotto al minimo indispensabile. Infatti, se la progettazione del verde è fatta in modo professionalmente corretto tiene conto della dimensione adulta delle piante e, in teoria, la potatura può essere abolita. Nei boschi non si potano gli alberi! Purtroppo questo non avviene perchè quasi sempre si pianta tenedo conto delle dimensioni delle piante giovani, senza pensare alla loro crescita. Il risultato sono impianti troppo densi che dopo qualche anno necessitano di potatura o di diradamento. Alla potatura preferisco il diradamento. In un impianto troppo denso, quando le chiome degli alberi iniziano a toccarsi, io ritengo che si debba sfoltire abbattendo a scacchiera alberi di troppo. Questa pratica è molto più salubre per l'ecosistema rispetto alla potatura. Quando crecono, le piante hanno bisogno del loro spazio per estendere la chioma e captare la luce del sole. Se sono costrette, iniziano a crescere in alto in una lotta per la luce con le piante vicine. Questo sfilare in alto delle piante le indebolisce alle patologie fitosanitarie e le destabilizza staticamente al vento. La potatura in queste condizioni peggiora la situazione perchè apre ferite che facilitano la penetrazione di patogeni fungini, batterici e di insetti. Dunque abbattere piante non è un tabù. Anzi, diradare è sempre meglio che potare. Altro discorso è la potatura ornamentale degli arbusti che serve per stimolare la fioritura. Come si potano gli arbusti in modo corretto? Potare è un'arte complessa che deve tenere conto della specie vegetale, della stagione, del clima, del motivo e della tecnica. Riassumendo ecco alcuni pratici consigli di base:
AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo.
0 Comments
Autore Ribaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. Le piante reagiscono alla durata della luminosità diurna e della oscurità notturna. Sono capaci di misurare la durata in quanto hanno la necessità di coordinarsi al momento della fioritura per assicurare l'impollinazione nonché al momento della germogliazione del seme per scegliere la stagione più opportuna. Dunque le piante confrontano i propri cicli circadiani interni con la durata del giorno e della notte e reagiscono di conseguenza. In realtà più che la fase diurna è la fase oscura determinante per la pianta. Le piante tropicali in genere tendono ad essere brevidiurne in quanto la durata della fase oscura nei tropici e sub-tropici è in genere costante sulle 11-13 ore tutto l'anno. D'altra parte le piante native di latitudini superiori ai 30° tendono ad essere lungidiurne in corrispondenza alla fase estiva nella quale le notti si accorciano e i giorni si allungano fino a 14-16 ore. Esistono poi anche piante neutre che non sono influenzate dalla durata del giorno. Per i nostri scopi di botanica d'interni il fotoperiodismo è importante per indurre la fioritura in certe piante ma è importante anche per assecondare il posizionamento della pianta in modo che rifletta le caratteristiche ambientali e di luce dei territori di origine ai quali il suo genoma si è adeguato. Riconosciuta l'importanza del fotoperiodismo non va tuttavia dimenticato che la crescita vegetativa è comunque favorita con una fornitura di luce naturale o artificiale su giornate lunghe in modo da garantire giornalmente il quantitativo di luce necessario a superare il punto di compensazione della pianta (vedasi post specifico).
AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. Nel 1999 alcuni educatori di botanica negli Stati Uniti definirono con "plant blindness" il fenomeno per il quale i bambini e gli studenti danno più attenzione ed importanza agli organismi animali rispetto a quelli vegetali. Le piante sono viste solo come un contorno agli animali, in particolare agli animali del phylum cordati, cioè quelli con spina dorsale. Gli umani si sentono più vicini ed empatici alle forme di vita loro più vicine, tanto che le specie più meritevoli di protezione nei media sono proprio quelle con caratteristiche più simili agli esseri umani (delfino, orsetto, gatto, cane, ... e guarda caso tutti mammiferi). Un'altra prova del fatto che le piante sono ritenute secondarie nel mondo si evince anche dal fatto che pochi disinguono i nomi di specie vegetali comuni (es. cedro vs. pino) mentre tutti distinguono il cane dal gatto.
In contrapposizione a questa percezione, le piante rappresentano circa il 90% della massa degli esseri viventi sulla Terra. Tutti gli animali selvatici, domestici, allevati e anche l'uomo, costituiscono insieme solo lo 0,3% della massa vivente. Ecco qui la visione distorta e antropocentrica del pensiero comune. Le piante sono fondamentali nella creazione e nel mantenimento delle condizioni di vita sulla Terra e la ricerca scientifica scopre sempre più evidenze come le piante abbiamo una loro forma di comunicazione, sensitività e percezione dell'ambiente (vedi ad esempio Darwin, Mancuso, Castiello). Le piante sono esseri di grande successo evoluzionistico. L'uomo dipende totalmente dalle piante, sia per l'ossigeno sia per l'alimentazione. Tutto il nostro cibo deriva dalle piante, sia tramite il mangime per gli animali, sia direttamente come cereali, frutta e verdura. Nonostante questa nostra completa dipendenza dalle piante, il nostro cervello non le considera. Per due ragioni: 1) le piante sono una forma di vita diversa dalla nostra e il nostro cervello non comprende ciò che gli è estraneo; 2) Le piante non sono mai state un pericolo immediato per l'uomo in quanto non fanno imboscate e non attaccano. Pertanto il nostro occhio le percepisce come un'unica massa di contorno e si concentra sugli animali o altri umani presenti che possono invece rappresentare un'allerta immediata. Voglio aggiungere anche un'altra considerazione: quanto ridicola sia la moda vegetariana e vegana per la quale non si mangiano animali solo perché sono simili a noi mentre le piante, in realtà molto più sofisticate e evolute, sono invece consumate senza pietà per il solo fatto che sono una forma di vita non compresa. Per ulteriori informazioni googleare o vedere qui. Le piante sono una forma di vita diversa che noi animali fatichiamo a capire, anche se siamo totalmente dipendenti da loro. Le piante sono sessili (gli animali si muovono), non hanno organi (gli animali hanno organi), funzionano a rete (gli animali a gerarchia), sono lente (gli animali rapidi), sono autotrofe con la fotosintesi (gli animali mangiano altri esseri viventi). Nonostante siano così diverse, le piante hanno una loro intelligenza sofisticata anche se diversa da quella di noi animali. Questa diversità del modello vegetale rende difficile per noi accettare che le piante sentano suoni, vedano, comunichino e annusino. Non lo fanno con organi specifici come noi animali, ma ci sono ormai prove certe che le piante percepiscono perfettamente l'ambiente circostante e reagiscono ad esso. Capito e accettato questo è importante mettersi nei panni delle piante e provare a "pensare" come loro. Questo è quello che faccio con gli allievi dei miei corsi di botanica di interni: Capire come pensano le piante. A tal fine vi consiglio di sentire su youtube le diverse presentazioni del Prof. Stefano Mancuso, Università di Firenze.
AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo.
AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo.
AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. @ Interni botanici
AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. L'ingiallimento delle foglie nelle piante di appartamento è spesso fisiologico. Le foglie più vecchie, quelle più alla base della pianta, quando hanno finito il loro ciclo vitale e non sono più efficienti, vengono eliminate dalla pianta. Il picciolo chiude l'ingresso di linfa grezza e i cloroplasti perdono l rifornimento, la clorofilla di degrada e perde il suo colore verde lasciando trasparire il giallo degli altri componenti più resistenti La foglia cade. L'ingiallimento di singole foglie, tra quelle basali, in particolare nelle stagioni di passaggio, è fisiologico. Una foglia gialla non diventerà mai più verde e va levata per motivi estetici, pinzandola tra le unghie o tagliandola alla base con una forbice, senza rovinare il fusto e la gemma posta all'ascella sul fusto. Non è normale invece l'ingiallimento di foglie apicali, specialmente foglie giovani. Se questo succede bisogna ricercare la causa. Le piante hanno la loro "logica" e se fanno ingiallire foglie giovani deve esserci un motivo. La diagnosi dipende dalla specie botanica. Alcune piante non soffrono essere spostate. Le loro foglie che hanno sviluppato cloroplasti ottimizzati per l'angolo di incidenza della luce, se questo varia, si "offendono" e preferiscono sostituire le foglie al posto di riorientarle (Monstera). Altre piante ingialliscono le foglie come sintomo di eccessivi innaffiamenti (Epipremnum). Altre ancora fanno ingiallire e cadere le foglie quando l'illuminazione è insufficiente (Begonia). In altre parole l'ingiallimento delle foglie viene avviato dalla pianta quando la foglia non è più necessaria per le mutate condizioni ambientali. Da una parte le foglie producono glucosio con la fotosintesi ma dall'altra consumano glucosio con la respirazione cellulare. Quando il saldo non è a favore della produzione di glucosio la pianta percepisce la presenza di un problema di eccessivo consumo di risorse: la foglia non è più efficiente nella fotosintesi e consuma più di quanto produce o la foglia non serve per la ridotta intensità di luce. Dunque, va eliminata. Allora quando vedete una foglia ingiallire: 1) ricordate: le foglie ingiallite non diventeranno mai più verdi e vanno levate per mantenere l'estetica, 2) si tratta di una foglia vecchia basale? nessun problema immediato, 3) si tratta di una foglia giovane apicale? Allerta! Una foglia può essere un'eccezione e continuate a monitorare. Due è un indizio. Con tre foglie indagate la causa. AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo.
Portare a nuova vita piante destinate ad essere estinte non è la stessa cosa che portare a nuova vita animali? Perché temiamo gli animali (Jurassic Park) mentre le piante no? Si tratta della nostra “plant blindness”? AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non relegare le piante nei parchi ma portarle dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo. @ Interni botanici |
Taccuino di
|