Un mese fa ho sfilato i fusti lunghi oltre tre metri di una Monstera della nobile età di circa 15 anni, li ho lavati sotto l’acqua tiepida della doccetta e, invece di attorcigliarli nuovamente attorno al tutore li ho stesi e appesi ad un filo al soffitto a contorno di una porta finestra. Ebbene all’inizio ha gettato molte foglie, ingiallivano e afflosciavano nell’arco di qualche giorno. Interpreto questa reazione come un processo di adattamento al nuovo ambiente che gli ho imposto con la distensione dei fusti: le foglie, cresciute con i cloroplasti ottimizzati per una specifica luminosità, cadono per permettere la formazione di nuove foglie con cloroplasti adatti adatte alla nuova luminosità e al nuovo angolo di incidenza della luce. Il problema estetico però è che le nuove foglie crescono all’apice del fusto mentre quelle che cadono sono tipicamente le foglie alla base perché più vecchie. La pianta rinuncia prima alle foglie più vecchie e meno funzionanti per la fotosintesi. Questo fa sembrare la pianta sempre più spoglia alla base. Fortuna che c’è un intenso intreccio di radici aeree che riempie e crea comunque una trama attraente. Inoltre ho visto ci sono anche nuovi getti dalla base, ancora deboli, ma che potrebbero in futuro con una nuova luminosità sviluppare nuovi fusti dalla base e riempire. Per il momento, in attesa dei nuovi fusti, ho appeso un cestello di Aeschynanthus ‘Twister’ lungo l’asse della Monstera in modo da aggiungere un effetto di riempimento di verde pensile lungo i fusti un poco spogli. Adesso devo attendere qualche settimana per vedere la reazione al termine del periodo di acclimatizzazione. AutoreRibaltiamo il nostro rapporto con le piante e il verde. Non releghiamo le piante nei parchi ma portiamole dentro per coabitare gli stessi nostri spazi dove trascorriamo abitualmente il 90% del nostro tempo.
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